Orgoglio Antifemminista
2010-09-06 06:05:22 UTC
Per chi come me è interessato allo studio delle religioni ce n'è una
particolarmente affascinante, il Bahaìsmo.
Per sommi capi è una religione che non si fa mancare nulla...
Diciamo che l'islam deriva da un processo sincretico tra ebraismo e
cristianesimo, più il contenuto delle apparizioni che Maometto riferì di
aver ricevuto dall'Arcangelo Gabriele da cui il Corano.
Il Bahaìsmo, sorto nel 1800, considera valida ed ispirata da Dio, ogni
religione.
Considera ogni religione come una tappa di un processo di maturazione
dell'umanità
(in questo è abbastanza simile, alle posizioni cattoliche post conciliare e
alla New Age).
Anche il bahaìsmo lascerà il posto ad un'altra religione tra un tempo
indefinito.
Ora.. i dirigenti bahaì recentemente sono stati condannati da tribunali
iraniani.
Non riesco a capire come sia possibile che Stati che fanno capo alle Nazioni
Unite, per le quali sarebbe previsto l'inalienabile diritto dell'individuo
di professare o meno un credo religioso e di poter mutare, in qualsiasi
momento, il proprio credo da una religione all'altra, dall'ateismo alla
religione e viceversa.
Quasi tutti i paesi islamici non meriterebbero di far parte delle Nazioni
Unite.
Voglio dire... per quel che serve, perché prendersi per il culo?
Ora.... stando alla nostra stampa, tutto l'occidente si sta mobilitando
contro l'esecuzione della condanna capitale di una donna che sembra
colpevole di assassinio e adulterio.
Deve essere il fatto che sta donna avrebbe ammazzato il marito a stimolare i
pruriti delle complici donne e dei masochisti uomini....
Perché, prima d'ora, non c'è stata, almeno pare.... una mobilitazione come
questa.
Perché, di mignotte adultere, ne sono state lapidate a decine... ma...
evidentemente quelle non avevano ucciso il marito e allora non erano
altrettanto interessanti....
Fatto sta che in Iran continuanoi a morire donne per molto meno. Al pari
degli uomini.
Ma questi non li considera nessuno.
Non ci importa nemmeno dei dirigenti bahaì... colpevoli solo di aver
esercitato un diritto.
Quello di pensare in libertà anche per ciò che concerne il proprio credo
religioso.
Riporto un intervento copiato da un altro ng.
_____________________ 000 _________________________
000
Farian Sabahi, docente presso l'Università di Torino e giornalista
specializzata, scrive per il Sole24ore, Io Donna e Vanity Fair. Collabora
con alcune radio locali e straniere. Per Bruno Mondadori ha scritto Storia
dell'Iran (dal 1892 a oggi) e per Laterza "Un'estate a Teheran". Nel 2010
è stata insignita del premio di giornalismo Amalfi Media Award.
Quando guarda all'Iran l'Italia è assorta dal caso di Sakineh, la donna
adultera e coinvolta (sembra) nell'omicidio del marito. Ma Sakineh non
deve far distogliere l'attenzione da altri casi importanti, mi scrive una
coppia di iraniani di fede bahai residenti nel Canton Ticino. La notizia
riguarda i sette dirigenti bahai in carcere in Iran, nei confronti dei
quali la magistratura della Repubblica islamica si è pronunciata con
severità: vent'anni di prigione.
Mentre i legali dei prigionieri preparano il ricorso contro la sentenza,
il governo della Nuova Zelanda esprime la propria preoccupazione che il
processo non sia stato "celebrato in modo equo e trasparente". "La Nuova
Zelanda è molto delusa che l'Iran non abbia tenuto fede ai propri impegni
internazionali nei confronti dei diritti umani e non abbia seguito in
questo caso le giuste procedure legali", ha detto il ministro degli
esteri, Murray McCully.
"E' evidente che le sentenze sono basate unicamente sul fatto che queste
persone sono membri di un gruppo minoritario", ha detto McCully in una
dichiarazione del 20 agosto. "La Nuova Zelanda invita il governo dell'Iran
a proteggere i fondamentali diritti umani di tutti i suoi cittadini e a
porre fine questa costante e sistematica persecuzione dei baha'i", ha
detto.
I governi dell'Australia, del Canada, della Francia, della Germania,
dell'Olanda, del Regno Unito e degli Stati Uniti d'America, nonché
l'Unione Europea e il presidente del parlamento europeo, hanno già
condannato la sentenza contro i sette.
Sulla scia della richiesta di numerosi organismi internazionali che i
prigionieri siano liberati, alcuni gruppi che si occupano delle violazioni
dei diritti umani in Iran, come la Human Rights Activists News Agency,
United4Iran, e Amnesty International hanno ora lanciato una campagna che
incoraggia a scrivere lettere che chiedono giustizia per i sette. In
difesa dei dirigenti baha'i hanno parlato anche eminenti personaggi, come
l'avvocato britannico Cherie Blair.
Minority Rights Group International (Mrg), che difende le minoranze
svantaggiate e le popolazioni indigene, ha espresso la propria
preoccupazione per le sentenze: "Dato che nessun osservatore indipendente
ha avuto il permesso di assistere al processo e data la storia di
persecuzioni contro la comunità baha'i in Iran, il risultato non
contribuirà certamente a incoraggiare la fiducia nel sistema giudiziario
iraniano", ha detto Carl Soderbergh, direttore delle politiche e delle
comunicazioni di Mrg. "Mrg chiede all'Iran di cassare le condanne e di
liberare immediatamente gli imputati", ha aggiunto Soderbergh.
Prima di essere arrestati nel 2008, i sette prigionieri erano membri di un
gruppo di livello nazionale noto come Yaran, o Amici, che contribuiva a
provvedere alle necessità minime dei 300.000 membri della comunità baha'i
iraniana. Fra i gruppi per i diritti umani che chiedono giustizia per i
sette, la Human Rights Activists News Agency (Hrana) invita le persone di
tutto il mondo a unirsi a una campagna che prevede di scrivere lettere che
affermano Siamo Yaran. La bozza della lettera preparata dalla Hrana
afferma: "Le accuse contro questi baha'i sono infondate e la condanna a
vent'anni di prigione è ingiusta e inaccettabile".
United4Iran, una network globale apartitica che promuove i fondamentali
diritti umani e civili in Iran, chiede ai visitatori del suo sito web di
ricordare i prigionieri, inviando lettere e-mail ai capi del mondo e ai
funzionari iraniani. "Data l'età avanzata di molti di questi dirigenti
spirituali, l'Iri (Repubblica Islamica dell'Iran) ha in pratica emesso
condanne a vita", dice il gruppo. Un portavoce di United4Iran ha
dichiarato che mercoledì scorso erano già stati inviati oltre 1100
messaggi attraverso il link del sito web.
Negli Stati Uniti, Amnesty International ha raccomandato ai propri membri
di scrivere al capo del sistema giudiziario iraniano protestando contro il
processo e le sentenze.
In un articolo pubblicato mercoledì dal The Guardian nel Regno Unito il
noto avvocato britannico Cherie Blair ha detto che il processo contro i
sette è stato una "farsa": "Nei due anni di prigionia, i legali che
lavorano con [il premio Nobel Shirin] Ebadi hanno avuto meno di due ore di
colloqui con i loro clienti", ha scritto la signora Blair. "Hanno avuto
solo poche ore per esaminare le centinaia di pagine degli incartamenti.
Nel poco tempo loro concesso, hanno scoperto che i documenti sono stati
scritti da funzionari del ministero dei servizi segreti, malgrado la legge
iraniana dica che questi agenti non devono essere incaricati di indagare .
. gli accusati".
L'accusa di spionaggio espone la realtà del crudele comportamento del
regime. Nel corso degli anni i baha'i sono stati accusati di essere
strumenti dell'imperialismo russo, del colonialismo britannico,
dell'espansionismo americano e di recente del sionismo: "Ma quando
apprendiamo che ai baha'i accusati di essere spie di Israele si offrono il
perdono e la riacquisizione di tutti i diritti della cittadinanza se
rinnegano la loro fede, ci accorgiamo che quelle accuse sono del tutto
infondate. È improbabile che la profanazione dei cimiteri baha'i, la
demolizione di santuari e la confisca di proprietà baha'i siano la
punizione di una banda di spie. La verità dietro queste sentenze è che
sono un tentativo di decapitare i 300.000 membri della comunità baha'i
iraniana. In quanto membri della maggiore minoranza religiosa dell'Iran,
essi hanno subito decenni di discriminazioni, vessazioni e trattamenti
mostruosi. Di recente, cinquanta case baha'i sono state demolite nell'Iran
del Nord e sappiamo che in questo momento sono in prigione altri 47
baha'i", ha scritto la signora Blair.
Il primate della Chiesa cattolica romana in Scozia, l'Arcivescovo di
Sant'Andrea ed Edimburgo, ha detto oggi che i vent'anni di prigione
comminati ai dirigenti baha'i sono "una terribile trasgressione della
giustizia e una grave violazione del diritto umano della libertà di fede.
«Mi unisco in preghiera ai seguaci della Fede baha'i che soffrono in
questo momento in Iran e anche alle molte altre persone di buona volontà
che soffrono per la propria fede in altre parti del mondo", ha detto il
cardinale Keith Patrick O'Brien.
In un video pubblicato su YouTube, l'attore Omid Djalili ha detto che la
notizia della condanna lo ha sconvolto. "La Fede baha'i è una religione
pacifica con una visione universale di unità di tutti gli esseri umani, di
tutte le fedi. Essa difende strenuamente i diritti umani. Perciò è
ridicolo tenere in prigione questi sette personaggi come se avessero
commesso un grave crimine", ha detto il signor Djalili, il cui video ha
avuto oltre ottomila visite nei primi giorni.
"«La protesta internazionale proseguirà". I prigionieri, Fariba
Kamalabadi, Jamaloddin Khanjani, Afif Naeimi, Saeid Rezaie, Mahvash Sabet,
Behrouz Tavakkoli e Vahid Tizfahm, hanno respinto tutte le accuse, di
spionaggio, propaganda contro la repubblica islamica e costituzione di
un'amministrazione illegale. Essi si trovano ora nella prigione di
Gohardasht a Karaj, a circa 20 chilometri o ovest di Teheran.
"A ogni buon conto, le accuse contro di loro sono assolutamente infondate
e il processo è stato solo una farsa", ha detto Diane Ala'i,
rappresentante della Baha'i International Community presso le Nazioni
Unite a Ginevra. "Finché resteranno in prigione, la protesta
internazionale proseguirà", ha detto la signora Alai.
http://blog.panorama.it/mondo/2010/08/30/iran-guardiamo-ai-bahai-e-non-solo-a-sakineh/
particolarmente affascinante, il Bahaìsmo.
Per sommi capi è una religione che non si fa mancare nulla...
Diciamo che l'islam deriva da un processo sincretico tra ebraismo e
cristianesimo, più il contenuto delle apparizioni che Maometto riferì di
aver ricevuto dall'Arcangelo Gabriele da cui il Corano.
Il Bahaìsmo, sorto nel 1800, considera valida ed ispirata da Dio, ogni
religione.
Considera ogni religione come una tappa di un processo di maturazione
dell'umanità
(in questo è abbastanza simile, alle posizioni cattoliche post conciliare e
alla New Age).
Anche il bahaìsmo lascerà il posto ad un'altra religione tra un tempo
indefinito.
Ora.. i dirigenti bahaì recentemente sono stati condannati da tribunali
iraniani.
Non riesco a capire come sia possibile che Stati che fanno capo alle Nazioni
Unite, per le quali sarebbe previsto l'inalienabile diritto dell'individuo
di professare o meno un credo religioso e di poter mutare, in qualsiasi
momento, il proprio credo da una religione all'altra, dall'ateismo alla
religione e viceversa.
Quasi tutti i paesi islamici non meriterebbero di far parte delle Nazioni
Unite.
Voglio dire... per quel che serve, perché prendersi per il culo?
Ora.... stando alla nostra stampa, tutto l'occidente si sta mobilitando
contro l'esecuzione della condanna capitale di una donna che sembra
colpevole di assassinio e adulterio.
Deve essere il fatto che sta donna avrebbe ammazzato il marito a stimolare i
pruriti delle complici donne e dei masochisti uomini....
Perché, prima d'ora, non c'è stata, almeno pare.... una mobilitazione come
questa.
Perché, di mignotte adultere, ne sono state lapidate a decine... ma...
evidentemente quelle non avevano ucciso il marito e allora non erano
altrettanto interessanti....
Fatto sta che in Iran continuanoi a morire donne per molto meno. Al pari
degli uomini.
Ma questi non li considera nessuno.
Non ci importa nemmeno dei dirigenti bahaì... colpevoli solo di aver
esercitato un diritto.
Quello di pensare in libertà anche per ciò che concerne il proprio credo
religioso.
Riporto un intervento copiato da un altro ng.
_____________________ 000 _________________________
000
Farian Sabahi, docente presso l'Università di Torino e giornalista
specializzata, scrive per il Sole24ore, Io Donna e Vanity Fair. Collabora
con alcune radio locali e straniere. Per Bruno Mondadori ha scritto Storia
dell'Iran (dal 1892 a oggi) e per Laterza "Un'estate a Teheran". Nel 2010
è stata insignita del premio di giornalismo Amalfi Media Award.
Quando guarda all'Iran l'Italia è assorta dal caso di Sakineh, la donna
adultera e coinvolta (sembra) nell'omicidio del marito. Ma Sakineh non
deve far distogliere l'attenzione da altri casi importanti, mi scrive una
coppia di iraniani di fede bahai residenti nel Canton Ticino. La notizia
riguarda i sette dirigenti bahai in carcere in Iran, nei confronti dei
quali la magistratura della Repubblica islamica si è pronunciata con
severità: vent'anni di prigione.
Mentre i legali dei prigionieri preparano il ricorso contro la sentenza,
il governo della Nuova Zelanda esprime la propria preoccupazione che il
processo non sia stato "celebrato in modo equo e trasparente". "La Nuova
Zelanda è molto delusa che l'Iran non abbia tenuto fede ai propri impegni
internazionali nei confronti dei diritti umani e non abbia seguito in
questo caso le giuste procedure legali", ha detto il ministro degli
esteri, Murray McCully.
"E' evidente che le sentenze sono basate unicamente sul fatto che queste
persone sono membri di un gruppo minoritario", ha detto McCully in una
dichiarazione del 20 agosto. "La Nuova Zelanda invita il governo dell'Iran
a proteggere i fondamentali diritti umani di tutti i suoi cittadini e a
porre fine questa costante e sistematica persecuzione dei baha'i", ha
detto.
I governi dell'Australia, del Canada, della Francia, della Germania,
dell'Olanda, del Regno Unito e degli Stati Uniti d'America, nonché
l'Unione Europea e il presidente del parlamento europeo, hanno già
condannato la sentenza contro i sette.
Sulla scia della richiesta di numerosi organismi internazionali che i
prigionieri siano liberati, alcuni gruppi che si occupano delle violazioni
dei diritti umani in Iran, come la Human Rights Activists News Agency,
United4Iran, e Amnesty International hanno ora lanciato una campagna che
incoraggia a scrivere lettere che chiedono giustizia per i sette. In
difesa dei dirigenti baha'i hanno parlato anche eminenti personaggi, come
l'avvocato britannico Cherie Blair.
Minority Rights Group International (Mrg), che difende le minoranze
svantaggiate e le popolazioni indigene, ha espresso la propria
preoccupazione per le sentenze: "Dato che nessun osservatore indipendente
ha avuto il permesso di assistere al processo e data la storia di
persecuzioni contro la comunità baha'i in Iran, il risultato non
contribuirà certamente a incoraggiare la fiducia nel sistema giudiziario
iraniano", ha detto Carl Soderbergh, direttore delle politiche e delle
comunicazioni di Mrg. "Mrg chiede all'Iran di cassare le condanne e di
liberare immediatamente gli imputati", ha aggiunto Soderbergh.
Prima di essere arrestati nel 2008, i sette prigionieri erano membri di un
gruppo di livello nazionale noto come Yaran, o Amici, che contribuiva a
provvedere alle necessità minime dei 300.000 membri della comunità baha'i
iraniana. Fra i gruppi per i diritti umani che chiedono giustizia per i
sette, la Human Rights Activists News Agency (Hrana) invita le persone di
tutto il mondo a unirsi a una campagna che prevede di scrivere lettere che
affermano Siamo Yaran. La bozza della lettera preparata dalla Hrana
afferma: "Le accuse contro questi baha'i sono infondate e la condanna a
vent'anni di prigione è ingiusta e inaccettabile".
United4Iran, una network globale apartitica che promuove i fondamentali
diritti umani e civili in Iran, chiede ai visitatori del suo sito web di
ricordare i prigionieri, inviando lettere e-mail ai capi del mondo e ai
funzionari iraniani. "Data l'età avanzata di molti di questi dirigenti
spirituali, l'Iri (Repubblica Islamica dell'Iran) ha in pratica emesso
condanne a vita", dice il gruppo. Un portavoce di United4Iran ha
dichiarato che mercoledì scorso erano già stati inviati oltre 1100
messaggi attraverso il link del sito web.
Negli Stati Uniti, Amnesty International ha raccomandato ai propri membri
di scrivere al capo del sistema giudiziario iraniano protestando contro il
processo e le sentenze.
In un articolo pubblicato mercoledì dal The Guardian nel Regno Unito il
noto avvocato britannico Cherie Blair ha detto che il processo contro i
sette è stato una "farsa": "Nei due anni di prigionia, i legali che
lavorano con [il premio Nobel Shirin] Ebadi hanno avuto meno di due ore di
colloqui con i loro clienti", ha scritto la signora Blair. "Hanno avuto
solo poche ore per esaminare le centinaia di pagine degli incartamenti.
Nel poco tempo loro concesso, hanno scoperto che i documenti sono stati
scritti da funzionari del ministero dei servizi segreti, malgrado la legge
iraniana dica che questi agenti non devono essere incaricati di indagare .
. gli accusati".
L'accusa di spionaggio espone la realtà del crudele comportamento del
regime. Nel corso degli anni i baha'i sono stati accusati di essere
strumenti dell'imperialismo russo, del colonialismo britannico,
dell'espansionismo americano e di recente del sionismo: "Ma quando
apprendiamo che ai baha'i accusati di essere spie di Israele si offrono il
perdono e la riacquisizione di tutti i diritti della cittadinanza se
rinnegano la loro fede, ci accorgiamo che quelle accuse sono del tutto
infondate. È improbabile che la profanazione dei cimiteri baha'i, la
demolizione di santuari e la confisca di proprietà baha'i siano la
punizione di una banda di spie. La verità dietro queste sentenze è che
sono un tentativo di decapitare i 300.000 membri della comunità baha'i
iraniana. In quanto membri della maggiore minoranza religiosa dell'Iran,
essi hanno subito decenni di discriminazioni, vessazioni e trattamenti
mostruosi. Di recente, cinquanta case baha'i sono state demolite nell'Iran
del Nord e sappiamo che in questo momento sono in prigione altri 47
baha'i", ha scritto la signora Blair.
Il primate della Chiesa cattolica romana in Scozia, l'Arcivescovo di
Sant'Andrea ed Edimburgo, ha detto oggi che i vent'anni di prigione
comminati ai dirigenti baha'i sono "una terribile trasgressione della
giustizia e una grave violazione del diritto umano della libertà di fede.
«Mi unisco in preghiera ai seguaci della Fede baha'i che soffrono in
questo momento in Iran e anche alle molte altre persone di buona volontà
che soffrono per la propria fede in altre parti del mondo", ha detto il
cardinale Keith Patrick O'Brien.
In un video pubblicato su YouTube, l'attore Omid Djalili ha detto che la
notizia della condanna lo ha sconvolto. "La Fede baha'i è una religione
pacifica con una visione universale di unità di tutti gli esseri umani, di
tutte le fedi. Essa difende strenuamente i diritti umani. Perciò è
ridicolo tenere in prigione questi sette personaggi come se avessero
commesso un grave crimine", ha detto il signor Djalili, il cui video ha
avuto oltre ottomila visite nei primi giorni.
"«La protesta internazionale proseguirà". I prigionieri, Fariba
Kamalabadi, Jamaloddin Khanjani, Afif Naeimi, Saeid Rezaie, Mahvash Sabet,
Behrouz Tavakkoli e Vahid Tizfahm, hanno respinto tutte le accuse, di
spionaggio, propaganda contro la repubblica islamica e costituzione di
un'amministrazione illegale. Essi si trovano ora nella prigione di
Gohardasht a Karaj, a circa 20 chilometri o ovest di Teheran.
"A ogni buon conto, le accuse contro di loro sono assolutamente infondate
e il processo è stato solo una farsa", ha detto Diane Ala'i,
rappresentante della Baha'i International Community presso le Nazioni
Unite a Ginevra. "Finché resteranno in prigione, la protesta
internazionale proseguirà", ha detto la signora Alai.
http://blog.panorama.it/mondo/2010/08/30/iran-guardiamo-ai-bahai-e-non-solo-a-sakineh/